Dopo qualche mese torniamo a parlare di XRP. Le nostre analisi sul token di Ripple non sono mai state frequenti in quanto non è un asset che si trova all’interno del nostro portafoglio (né c’è mai stato).
Tuttavia, come ben saprete (chi ci segue da un po’), abbiamo sempre espresso, all’interno della nostra community piuttosto che sulle poche analisi, delle perplessità sulla criptovaluta statunitense in merito alle continue manipolazioni di mercato e della poca trasparenza da parte dell’azienda Ripple.

Ad ogni modo… come avrete già avuto occasione di vedere dal grafico, XRP era rimasto a lungo al di sotto della resistenza dei 0.30, muovendosi in una congestione laterale per anni… finché verso la fine dello scorso novembre c’è stata l’esplosione verso l’alto che ha fatto apprezzare il token di oltre il 100% in meno di una settimana.

La corsa a rialzo ancora una volta è stata guidata dall’azienda, la quale aveva dichiarato di aver iniziato una campagna di acquisti nel report Q3 rilasciato a novembre 2020 (il Q4 non è mai stato pubblicato) per sostenere il valore del token, così facendo hanno attirato l’attenzione di diversi investitori i quali hanno poi contribuito alla salita del prezzo.

In seguito a questa corsa sfrenata abbiamo assistito a 27 giorni in cui la coppia aveva iniziato una nervosa fase di distribuzione con crolli del 30%, finché il 22 dicembre la società è stata citata in giudizio dalla SEC (per mancata regolamentazione e manipolazione di mercato), dove abbiamo assistito a un sell off di un ulteriore 60%, portando i prezzi verso il minimo dei 0.17 USD.

A questo punto i maggiorni exchange, tra cui Coinbase e Grayscale, hanno iniziato a delistare la ex terza criptovaluta.

In realtà gli imputati erano a conoscenza della loro impresa potenzialmente soggetta alla legge federale sui titoli già nel 2013, come si evince dal documento ufficiale:
Ripple si è impegnata in questa offerta illegale di titoli dal 2013 ad oggi anche se aveva ricevuto consulenza legale già nel 2012, la quale affermava che in determinate circostanze XRP poteva essere considerato un “contratto di investimento” e quindi un titolo ai sensi delle leggi federali sui titoli.

Da un punto di vista finanziario la strategia ha funzionato alla grande:

Ripple è stata in grado di raccogliere almeno 1,38 miliardi di dollari vendendo XRP, senza fornire alcun tipo di informazione finanziaria. Ripple ha utilizzato questo denaro per finanziare le sue operazioni senza rivelare come lo stava facendo, o l’intera entità dei suoi pagamenti ad altri per aiutare nei suoi sforzi nello sviluppo e “uso” di XRP.

Ecco come ha funzionato l’operazione:

Mentre Ripple pubblicizzava il potenziale “uso” futuro di XRP da parte di alcune istituzioni specializzate, Ripple ha venduto XRP ampiamente sul mercato pubblico, quando ancora questo “uso” non esisteva.

A Ripple mancavano i fondi per pagare le spese aziendali generali, quindi sono stati costretti a cercare attivamente di offrire e vendere XRP il più ampiamente possibile, controllando al contempo la domanda e l’offerta nel mercato.

Nel 2017, gli imputati hanno anche iniziato ad accelerare le vendite di XRP perché, mentre le spese di Ripple continuavano ad aumentare (raggiungendo quasi $ 275 milioni per il 2018), le sue entrate al di fuori delle vendite XRP non lo hanno fatto.

Dal 2013 fino alla fine del terzo trimestre del 2020, Ripple ha venduto almeno 4,9 miliardi di XRP tramite Institutional Sales per circa $ 624 milioni di dollari.

Come i grandi possessori di XRP hanno beneficiato della distribuzione controllata?

Dal 2015 fino ad almeno marzo 2020, mentre Larsen ricopriva la carica di CEO e successivamente presidente del consiglio di amministrazione, ha venduto insieme a sua moglie oltre 1,7 miliardi di XRP a investitori pubblici, ricavando almeno $ 450 milioni di dollari.

Da aprile 2017 a dicembre 2019, Garlinghouse, il quale ricopriva la stessa carica, ha venduto oltre 321 milioni di XRP che aveva ricevuto da Ripple, generando circa $ 150 milioni di USD.


A quanto pare quest’ultimi sono stati venduti al pubblico con l’ausilio di ben 4 exchange non regolamentati, i quali sono stati programmati per non superare una certa percentuale del volume di scambi giornaliero complessivo di XRP.

In che modo Ripple ha emulato una banca centrale nel gestire il prezzo e la volatilità di XRP?

Ripple ha cercato di massimizzare l’importo che poteva guadagnare dalle vendite di XRP riducendo al minimo la volatilità e quindi qualsiasi pressione al ribasso sul prezzo di mercato di XRP con le continue iniezioni di token nel mercato, per raccogliere fondi operativi.
La stessa società ha spesso descritto i suoi sforzi come intesi a proteggere gli investimenti del pubblico in XRP.

Poi c’è questo straordinario dettaglio su come i dirigenti di Ripple hanno utilizzato i riacquisti per aumentare il prezzo di XRP:

L’11 aprile 2016, Ripple ha ordinato al Market Maker di acquistare XRP con target un incrementalmente del 5%.

“L’impatto previsto dell’acquisto non è quello di spostare il prezzo, ma piuttosto di fornire fiducia nel mercato, che a sua volta sposterà il prezzo” […]

Dopo 6 mesi Ripple ha ordinato al Market Maker di inserire ordini di acquisto e vendita XRP intorno al periodo degli annunci che Ripple ha fatto quel mese in riferimento ai risultati di Ripple.

Anche il rally del 2018 è stato manipolato allo stesso modo, a quel tempo infatti XRP non stava performando come le altre criptovalute in forte rialzo, a causa della continua iniezione di token e dalle continue vendite, anche in questa occasione era stata adottata una soluzione creativa simile a quella che ha portato al recente rialzo.
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