Dal fronte ucraino notizie tragiche per morti e distruzioni in molte citta’.
Qualche spiraglio di un “cessate il fuoco” dall’incontro di Brest di oggi.
Materie prime alle stelle, dal petrolio a quelle Agricole: inflazione boom!
L’inflazione galoppante rallentera’ la stretta monetaria delle Banche Centrali.


Le operazioni militari in Ucraina proseguono alimentando un tragico bilancio ed una crisi umanitaria inimmaginabile sino a poche settimane fa. Tuttavia il fronte diplomatico resiste, e le delegazioni ucraina e russa si riuniscono nuovamente oggi, 3 marzo, nella provincia di Brest in Bielorussia.

La speranza e’ che venga individuato un terreno comune di discussione sul quale definire termini e condizioni di un “cessate il fuoco”. Alcune agenzie di stampa russe, citando il capo dei negoziatori russo Vladimir Medinskij ed il Ministro degli Esteri Lavrov, lasciando aperto lo spiraglio di un possibile accordo.

Intanto accelera il processo di esclusione economica della Russia da molti ambiti economici e finanziari: i big internazionali dell’indexing MSCI e FTSE Russell hanno rimosso le azioni russe dai rispettivi indici, le societa’ di rating Moody's e Fitch hanno abbassato il rating del debito sovrano della Russia a “junk”.

Questo si somma alla decisione di estromettere in modo graduale le banche russe dalla piattaforma di regolamento internazionale Swift: per il momento il provvedimento riguarda 7 istituti ed esclude big names come Sberbank e Gazprombank.

La situazione politica, militare e diplomatica resta pericolosa, tesa e incerta e cio’ continua a far crescere i prezzi di tutte le materie prime, a cominciare da quelle energetiche, con petrolio e gas ai massimi da oltre 10 anni: l’inflazione, nel breve termine, continuera’ a crescere, su questo non ci sono dubbi.

Il Presidente americano Joe Biden, ieri, 2 marzo, nel Discorso dell'Unione, ha ripetuto che la lotta al rialzo esagerato dei prezzi al consumo, che negli Usa a febbraio ha superato abbondantemente il +7% annuo, resta una priorita’ assoluta.

Ovvio che nel Discorso il Presidente si sia riferito anche alla situazione in Ucraina, prevedendo per il Presidente russo Putin un caro prezzo per le azioni militari dell'ultima settimana.

Sul fronte “caldo” dell’inflazione europea, il capo economista della Banca Centrale Europea, Philip Lane, ha detto ieri che l'attuale picco di +5,8% medio a febbraio, e’ dovuto a "shock" dell'offerta di energia e di altre materie prime, ma si e’ ben guardato dal descriverlo come un fenomeno transitorio.

Intanto la Banca Centrale Russa ha deciso lo stop alle contrattazioni della Borsa per il terzo giorno consecutivo e la moneta nazionale, il Rublo, continua a toccare nuovi minimi verso le principali valute internazionali, superando i 125 Rubli contro Euro (ore 14.00 CET).

Tuttavia, guardando alle Borse di ieri, vediamo segni positivi sia a Wall Street che in Europa, rafforzatesi dopo le dichiarazioni di Jerome Powell, Chairman della Banca Centrale Usa, che si e’ detto convinto di conseguenze abbastanza contenute dell’azione militare russa in Ucraina, e della necessita’ di un approccio molto graduale nella prossima stretta monetaria.

L’ipotesi piu’ accreditata e’ ora di un aumento di 25bps nei prossimi giorni: sul tema della “nomalizzazione” dell’abnorme attivo di bilancio della FED, resta prevalente l’ipotesi del suo avvio a partire da maggio/giugno.

Ieri, in chiusura, lo S&P 500 ha segnato +1,9%, con sei sub-indici settoriali in rialzo su 11. Nasdaq +1,6%, Russell 2000 (mid e small caps), +2,5%: non sembra ancora incidere, come temuto, il fatto che il consenso sugli utili 2022 delle società americane indichi la prima revisione al ribasso: non accadeva da meta’ 2020.

Pur con una elevata volatilita’, figlia dell’ansia e del rammarico derivante dalle notizie dal “fronte ucraino”, le Borse europee hanno chiuso vicino ai massimi della seduta: Milano +0,7%, Madrid e Parigi +1,6%, Londra +1,5%, Francoforte +0,7%.

Dopo il calo dei rendimento dei giorni scorsi, tipico effetto “flight to safety”, il comparto obbligazionario ha vissuto ieri, 2 marzo, una giornata di relativa tranquillita’, con lo spread BTP-Bund decennale a 151 bps ed il rendimento del decennale italiano a +1,53%.

L’ottimismo di Wall Street potrebbe aver propiziato il rialzo di stamane, 3 marzo, delle Borse dell’Asia-Pacifico: Nikkei giapponese +0,8%, Hang Seng di Hong-Kong +0,5%, pur nella persistente debolezza della “technologia”, testimoniata dall’indice Hang Seng Tech che a meta’ seduta ha toccato il suo minimo storico. CSI 300 di Shanghai&Shenzen -0,6%. Kospi coreano +1,5%. ASX200 australiano +0,5%.

Il petrolio WTI (greggio di riferimento Usa), e’ ancora in rialzo: +3,1% a 114,1 Dollari/barile, al massimo da 11 anni.

La domanda di greggio e’ robusta, l’Opec+ (Cartello dei maggiori esportatori) ha aumentato di soli 400 mila barili/giorno l’offerta per il prossimo mese, ma il petrolio russo fatica ad essere collocato e consegnato, sebbene offerto a prezzi super scontati: l’Ural a quasi -20 Dollari/barile meno del Brent nord-europeo.

Le Borse europee, mediamente in calo del -0,6% (ore 14.00 CET) attendono gli sviluppi sul fronte diplomatico e militare ucraino. I future di Wall Street sono piatti.

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