La Fed ha lasciato i tassi invariati nella riunione di ieri, e dallo statement si è capito che il board ha iniziato a mettere le basi per un prossimo futuro taglio dei Fed Funds, anche se non subito. Avevamo, nel nostro commento di ieri, richiamato l’attenzione sul fatto che la banca centrale avrebbe potuto mostrarsi ancora parzialmente hawkish in relazione alla politica monetaria, e anche ricordato che il tutto avrebbe potuto già essere inglobato nelle price action che avevamo visto nelle ultime sedute, pertanto l’ipotesi di una chiusura del dollaro più bassa, ci era parsa ragionevole proprio in relazione al principio “buy on rumors and sell on news”.
E così è stato, almeno fino alle ultime parole espresse da Jerome Powell in conferenza stampa, quando ha dichiarato che “Sulla base della riunione di oggi, non credo che probabilmente avremo un taglio dei tassi a marzo”. In quel momento, il biglietto verde si è impennato così come l’azionario Usa ha ceduto terreno velocemente.
In precedenza, Jerome Powell aveva ribadito come, da un lato la Fed voglia mantenere i tassi attuali più a lungo, in relazione al fatto che l’inflazione non è ancora stata sconfitta, ma dall’altro quest’anno sarà probabilmente necessario cominciare a tagliare il costo del denaro. La politica monetaria rimane restrittiva, e i tassi ufficiali sono probabilmente al loro picco massimo.
Ridurre le restrizioni politiche troppo presto o troppo, potrebbe invertire l'andamento dell'inflazione, ma allo stesso tempo, ridurre il tasso ufficiale troppo tardi potrebbe indebolire eccessivamente l'economia. Ha ancora aggiunto, che l'anno scorso gli Stati Uniti hanno avuto una crescita molto forte.
Ma la Fed non ritiene che sia necessario assistere ad un rallentamento della crescita affinché l’inflazione possa scendere. Quasi tutti, all’interno del comitato credono che sarà opportuno ridurre i tassi, anche se ieri non vi è stata, parola del Presidente, alcuna proposta di taglio. Se però la Fed osservasse un calo dell’occupazione, sarebbe disposta a tagliare.
Infine, una parola sulla crescita, che secondo Powell è figlia ancora dell’espansione monetaria post pandemia, e quando questa si esaurirà, i tassi alti cominceranno a pesare sugli aggregati macro.
VALUTE
Nel nostro mercato, i principali rapporti di cambio sono rimasti all’interno dei trading range delle ultime due settimane, con oscillazioni volatili nel brevissimo periodo ma tutto sommato poco significative. EurUsd è rimasto sopra quota 1.0795, almeno fino a questa mattina, mentre il Cable è andato al test di 1.2650. Pressione ribassista ancora presente, ma non così importante, specie alla luce della dichiarazione di Powell con riferimento al non taglio dei tassi a marzo.
Il UsdJpy, dal canto suo, dopo aver testato quota 146.00 si è ripreso quasi 100 punti anche se per tornare in un trend chiaramente rialzista, deve rompere 148.75 area. Tornate a scendere anche le oceaniche pur rimanendo sopra i supporti chiave.
AZIONARI IN CALO
Mercoledì i listini americani hanno chiuso in rosso, dopo le dichiarazioni di Powell, con il Dow Jones sceso dello 0.82%, mentre l’S&P ha ceduto l’1.62% e il Nasdaq il 2.23%. Nel frattempo, gli utili delle grandi aziende tecnologiche si sono rivelati contrastanti. Alphabet ha perso oltre il 6% dopo aver deluso le aspettative sulle entrate pubblicitarie e Advanced Micro Devices è sceso del 2% dopo che le previsioni relative al primo trimestre. Anche le azioni Microsoft sono scese di oltre l'1,5% poiché le prospettive sono peggiorate. ADP PEGGIORI DEL PREVISTO
Le imprese private negli Stati Uniti hanno assunto 107.000 lavoratori nel gennaio 2024, al di sotto dei 158.000 rivisti al ribasso di dicembre e delle previsioni di 145.000. Il dato, come è noto, è anticipatore dei Non Farm Payrolls di venerdì, che rappresenta insieme ai JOLTS Openings, i tre cardini principali dei numeri relativi al mercato del lavoro. Poi ci sono i Jobless, la cui pubblicazione è attesa questo pomeriggio alle 14.30, ovvero i dati settimanali sulle richieste di sussidi di disoccupazione e sui sussidi continuativi. Come ha ricordato Powell, il mercato del lavoro rimane teso, ovvero sui minimi storici di disoccupazione, ma il Presidente ha dichiarato che se dovesse peggiorare, non esiterebbe a tagliare il costo del denaro, un segnale ben preciso ai mercati.
INFLAZIONE TEDESCA IN CALO
L’inflazione dei prezzi al consumo tedeschi è scesa al 2,9% su base annua nel gennaio 2024, in calo rispetto al 3,7% del mese precedente e al di sotto del consenso del mercato del 3,0%, secondo una stima preliminare. Si è trattato del tasso più basso da giugno 2021, trainato da un rallentamento dell’inflazione dei beni.
Per quanto riguarda i beni, i costi energetici sono scesi del 2,8%, dopo un aumento del 4,1% a dicembre, mentre i prezzi degli alimentari sono aumentati meno del previsto, ovvero del 3,8% dal 4.5% precedente. Nel frattempo, i prezzi dei servizi sono aumentati a un ritmo più rapido (3,4% contro 3,2%).
L'inflazione di fondo, che esclude voci volatili come cibo ed energia, è scesa al 3,4% a gennaio, raggiungendo il tasso più basso da giugno 2022. L'indice armonizzato dell'UE dell'inflazione dei prezzi al consumo è rallentato al 3,1% dal 3,8% di dicembre, anch'esso leggermente in calo, e al di sotto delle aspettative del 3,2%.
OGGI LA BOE
Tra i dati di oggi, che riguarderanno l’inflazione di Eurozona, i PMI dei settori manifatturiero per il vecchio continente, oltre alla disoccupazione, segnaliamo la decisione della Banca centrale inglese sui tassi, attesi invariati al 5.25%.
Ci sarà probabilmente volatilità sulla sterlina, in base a quanto diranno i membri del board ma soprattutto il Governatore Bailey. I supporti chiave del Cable sono posti a 1.2650 e 1.2610 mentre per EurGbp i target finali sembrano essere a 0.8490 mentre al rialzo 0.8570 rappresenta la resistenza chiave.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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