Inflazione Usa piu’ alta del previsto a gennaio: poche reazioni sull’azionario.
Alcuni membri della FED richiamano la necessita’ di nuovi rialzi dei tassi.
Prezzo del petrolio poco reattivo a novita’ che dovrebbero sostenerlo .
Economia cinese in ripresa, ma le Borse attendono conferme.

I prezzi al consumo negli Usa hanno rallentato ma meno delle attese. A gennaio l'indice CPI (Consumer price index) è salito 6,4% anno su anno, mentre il consenso sperava frenasse a 6,2% dal 6,5% di dicembre. Non piace neppure che la variazione mensile su dicembre, sia stata +0,4%, identica nel dato generale e quello “core" (esclude cibo ed energia).

Aumentano soprattutto i beni di prima necessità, abbigliamento, arredamento e accessori per la casa, acquisti per il tempo libero e assicurazione dei veicoli. Scendono, dopo i picchi impensabili degli ultimi 2 anni, i prezzi di auto e furgoni usati e, parzialmente, quelli di biglietti aerei e cure mediche.

Le Borse europee hanno comunque “tenuto bene” conservando parte dei progressi della mattinata: +0,29% Milano, +1,02% Parigi, +0,55% Francoforte, +0,44% Madrid. Invariata Londra, -0,01%. Anche Wall Street ha resistito bene alle novita’ parzialmente deludenti sull’inflazione: Dow Jones -0,46%, S&P 500 -0,03%, Nasdaq +0,57%.

Se il “mondo azionario” rimane convinto che la Federal Reserve (FED-Banca Centrale Usa) riuscira’ a raffreddare l'inflazione senza “inchiodare” l’economia con un ulteriori forti rialzo dei tassi, il comparto obbligazionario continua a vedere il livello “target” sui FED Funds ben sopra 5%. Ieri, 14 febbraio, dopo il dato, il rendimento del “10 anni” Usa e’ sceso attorno 3,7%, il “3 mesi” salito a 4,8%.

Dopo il dato si sono registrati i commenti di alcuni membri della FED, concordi sulla necessità di ulteriori strette monetarie in contrasto all’inflazione. Lorie Logan (Chairman Fed di Dallas) pensa che i rialzi dei tassi "possano durare più a lungo di quanto preventivassimo".

Secondo Thomas Barkin (Fed di Richmond) occorre "fare di più" e sullo stesso tono si esprime Michelle Bowman, membro votante del Board della FED. Novita’ di rilevo riguarda la vicepresidente della FED Lael Brainard, che sarà nominata Capo del National Economic Council dal Presidente Biden, e chiamata a coordinare la politica economica del Governo.

In Europa, nel pomeriggio di oggi 15 febbraio, si attendono indicazioni sulla “stance” di politica monetaria dell’ECB (Banca centrale europea) da parte del suo Presidente Christine Lagarde, che interviene a Strasburgo alla discussione sul Rapporto annuale dell’ECB.

Nel Regno Unito l'indice dei prezzi al consumo (CPI ) a gennaio è salito +10,1% su base annua, -0,6% rispetto al +10,7% di dicembre, battendo le stime di +10,3% e segnando un calo di -0,4% su base mensile.

Il calo dei prezzi energetici aiutera’ l’inflazione a scendere nei prossimi mesi: quello del greggio, già in discesa dopo il sorprendente calo delle riserve Usa, non ha cambiato direzione neppure di fronte al taglio della produzione russa di ½ milione di barili, ne’ dopo le nuove stime dell'Opec, che prevedono un aumento della domanda 2023. Un barile di WTI (Greggio di riferimento Usa) vale 78,2 UDS, -1,1% (ore 12.30 CET).

Vita tranquilla sul mercato obbligazionario europeo: lo spread di rendimento tra Btp decennali italiano ed omologhi Bund tedeschi stringe a 178 bps, col rendimento del Btp benchmark a 4,24%. Il Ministero del he Tesoro italiano ha agevolmente collocato Btp a 3, 7 e 15 anni per complessivi Euro 8,5 miliardi: rendimenti in lieve ascesa, specie sulla scadenza piu’ breve, rispetto all’ultima offerta: +11bps.

Calendario macro piuttosto ricco oggi, 15 febbraio: la produzione industriale dell’Area-Euro di dicembre e’ prevista in lieve calo mensile, dopo il +2% di dicembre. L’indice dei prezzi alla produzione tedeschi (PPI) a gennaio e’ previsto in ridimensionamento su base annua rispetto al +12,8% di dicembre.

Negli Usa saranno diffusi i dati sulle vendite al dettaglio di gennaio (in recupero dopo il -1,1% in dicembre), quelli sulla produzione industriale (attesa variazione positiva dopo il -0,7% a dicembre), e quelli sulle scorte industriali di dicembre, (a novembre erano salite +0,4%). Infine L'Empire Manufacturing Index e’ prevsito in miglioramento dopi il “crash” di dicembre a -32.9.

Sul fronte asiatico si nota il calo del -1,5% del Taiex (Taiwan): la maggior blue-chip locale, Taiwan Semiconductor Manufacturing (TSMC) ha perso oltre -4% dopo la notizia che Berkshire Hathaway avrebbe tagliato dell’86% la propria partecipazione: nel momento di picco storico valeva 5 miliardi Dollari.

Annuncio di “ritiro” dalla Cina da parte del Fondo sovrano di Singapore GIC (colosso da US$ 700 miliardi): i portfolio managers del Fondo temono ricadute dalle tensioni economiche e politiche fra USA e Cina, dal perdurare della crisi del settore immobiliare e dall’imprevedibilita’ della normativa statale sul settore tecnologico.

I listini azionari asiatici hanno chiuso deboli stamani, dopo il dato sull'inflazione Usa a gennaio che rinfocola le paure di nuove mosse restrittive da parte della Federal Reserve. A Tokyo il Nikkei225 ha perso -0,37%, mentre a Hong Kong l’Hang Seng il -1,66% a 20.762,50 punti. Nella Cina continentale registriamo il -0,39% di Shanghai ed il -0,25% di Shenzhen.

Borse europee “immobili” a fine mattinata, e futures su Wall Street marginamente negativi (ore 13.15 CET).



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