Non c’è dato macro che riesca, in questo momento, a far correggere i mercati azionari, i quali restano impiccati a ridosso dei massimi, trascinati dai giganti della tecnologia e semiconduttori. ll Nasdaq è salito dello 0,59%, spinto da un rally di quasi il 7% di Nvidia. Anche l'S&P 500 è salito dello 0,02%, mentre il Dow è sceso dello 0,55%. I titoli dei servizi tecnologici, energetici e di comunicazione hanno sovraperformato il mercato, estendendo il rally della scorsa settimana, con gli investitori che vedono ancora spazio al rialzo per le società legate all'intelligenza artificiale.
Tuttavia, i timori persistenti di una Federal Reserve aggressiva hanno esercitato pressioni sulla maggior parte degli altri settori, spingendo il Dow Jones al ribasso correttivo, e l’S&P 500 a muoversi in laterale. Tra i dati pubblicati, gli indicatori sulla fiducia dei consumatori compilati dal Conference Board hanno superato le aspettative, mentre i prezzi delle case nelle principali città degli Stati Uniti sono aumentati più del previsto raggiungendo un livello record.
Tale scenario aiuta la Fed a mantenere un atteggiamento restrittivo verso le aspettative di taglio del costo del denaro, in linea con le recenti osservazioni dei membri del board secondo cui occorreranno molti mesi di disinflazione prima che possano iniziare un eventuale allentamento di politica monetaria.
VALUTE
Il dollaro non sfonda, nonostante potrebbero emergere condizioni a lui favorevoli. Le dichiarazioni dei membri della Fed dovrebbero, in linea teorica, far crescere l’avversione al rischio sui mercati con un aumento dei rendimenti obbligazionari ed un rafforzamento del biglietto verde, ma per ora, euro e sterlina tengono, con particolare riguardo a quest’ultima, considerato che la divisa britannica ha toccato il massimo dal mese di marzo a 1.2800. L’euro invece ha sfiorato i massimi delle ultime due settimane a 1.0895, con EurGbp temporaneamente scesa verso 0.8490. Va segnalato che poi, ieri, in serata il dollaro ha recuperato contro entrambe riportandosi a 1.0850 e 1.2750.
UsdJpy sempre fortissimo con il superamento di area 157.35, in assenza della Boj, che ormai non fa più notizia (e di solito quello è il momento in cui bisogna stare in guardia). Tutte le altre coppie rimangono nei trading range delle ultime sedute, con poche novità, è importante segnalare un piccolo rafforzamento del franco svizzero, che torna in auge durante le inversioni tra risk on e risk of, ammesso e non concesso che quella attuale sia effettivamente una inversione tra appetito e avversione al rischio e non solo una piccola correzione dovuta al fatto che il mercato devo forse ancora scontare il divaricamento tra la forbice dei tassi tra Usa ed Europa.
I TREASURIES SCENDONO
Scendono i prezzi dei principali titoli obbligazionari americani, con i rendimenti del decennale che si sono impennati al 4.55%, rispetto ai livelli visti nell’ultima settimana, che oscillavano tra il 4.40% e il 4.45%. L’opinione generale degli investitori, in base alle ultime conferme provenienti dai dati, segnalano che la Fed probabilmente manterrà i tassi fermi ancora per qualche tempo, e più a lungo di quanto prospettato solo qualche settimana orsono.
I membri del Fomc, infatti, continuano ad aspettarsi che l'inflazione ritorni al 2% nel medio termine, anche se i dati recenti non hanno aumentato la loro fiducia nel raggiungimento dell'obiettivo, come hanno mostrato i verbali della riunione del 30 aprile. I funzionari hanno suggerito che il processo di disinflazione probabilmente richiederà più tempo di quanto si pensasse in precedenza e alcuni hanno addirittura suggerito la volontà di inasprire ulteriormente la politica qualora i rischi di inflazione si materializzassero in modo tale da rendere appropriata tale azione. Di conseguenza, il mantenimento dell’attuale intervallo obiettivo per il tasso dei fondi federali al 5,25%-5,50% è stato supportato dai dati che indicano una continua e solida crescita economica.
AUSTRALIA, INFLAZIONE IN RIALZO
L’indicatore mensile dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) in Australia è aumentato del 3,6% nell’anno fino ad aprile 2024, rispetto al 3,5% del mese precedente e al di sopra delle previsioni del 3,4%. Si tratta del livello più alto dal mese di novembre 2023 e la principale ragione è da attribuirsi all’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Inoltre, i prezzi sono saliti di più il comprato della sanità, alcool e tabacco, comunicazioni e abbigliamento.
I prezzi hanno continuato a salire anche nei settori dell’immobiliare, trasporti e istruzione. Sono invece diminuiti i prezzi del settore dell’arredamento. L'indicatore mensile CPI, escludendo le voci volatili e i viaggi, è aumentato del 4,1% in aprile, allo stesso ritmo di marzo. L'inflazione rimane al di fuori dell'intervallo obiettivo della RBA del 2-3%. La RBA dovrebbe insistere nel mantenere i tassi invariati anche nelle prossime riunioni.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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