Anche sul clima è scontro tra Usa e Cina

Il cambiamento climatico e l’impatto che sta avendo sul pianeta è ormai una questione vecchia ma irrisolta.

Nonostante i numerosi accorgimenti adottati sia dai singoli cittadini che dalle aziende, pare che il pianeta non riesca a ritrovare un vero e proprio equilibrio. La Terra dimostra questo scompenso in modo diretto e indiretto, inviandoci dei segnali che dovremo cogliere così da poter rimediare nel più breve tempo possibile.
Il cambiamento climatico e il fenomeno del global warming, hanno portato allo scioglimento dei ghiacciai con il conseguente innalzamento dei mari che da qui a 5mila anni, se non rallenterà, porterà alla sommersione di alcune zone del pianeta. Fra le altre conseguenze, avremo condizioni meteorologiche estreme, come forti precipitazioni, deterioramento della qualità dell’acqua e in determinate zone avremo la carenza delle risorse idriche. Con il cambiamento dell’habitat naturale, come già si sta avendo, avremo la scomparsa di alcune razze animali e vegetali, mentre per l’uomo, aumenteranno i morti di freddo e di calore estremo, oltre alla modifica dei vettori delle trasmissioni di alcune malattie.
L’agricoltura, la silvicoltura, l'energia e il turismo saranno i settori più colpiti e già lo sono stati con le alluvioni che hanno colpito dal 1980 al 2011, in cui si sono registrate perdite economiche di 90 miliardi di euro.

USA e Cina, sono le maggiori nazioni inquinanti al mondo e pompano quasi la metà dei fumi che stanno inquinando e riscaldando l’atmosfera mondiale, Entrambe, affermano di essere disposte a riorganizzare l’economia bruciando meno carbone, petrolio e gas, ma le tensioni fra le due non aiutano e la fiamma della speranza di poter frenare questo fenomeno sembra spegnersi poco a poco.

Diminuire l’uso di questi combustibili fossili può avvenire ma solo se c’è intesa fra le due nazioni, durante la permanenza di Trump, gli Stati Uniti ad esempio hanno scaricato la colpa sulla Cina, non assumendosi le proprie responsabilità, ma in passato la Cina ha fatto lo stesso, in sintesi si son scaricate la colpa l’un sull’altra senza agire concretamente. Però la Cina sembra sotto alcuni aspetti essere più determinata e rapida, Pechino a breve pubblicherà il pano quinquennale sulla riduzione delle emissioni di carbonio, mentre Joe Biden ha dichiarato che lo farà ad aprile.

John Kerry e Xie Zhenhua, nominati da Stati Uniti e Cina per formare l’accordo sul clima di Parigi nel 2015, hanno lavorato in modo metodico, raggiungendo un buon risultato, ma ad oggi, la situazione è più complicata in quanto gli Stati Uniti vedono un conflitto di Pechino nei confronti di Honk Kng, Taiwan e il Mar Cinese Meridionale su temi quali i diritti umani, il commercio, inoltre l’America, rivendica le situazioni di spionaggio cinese. Mentre la Cina è turbata per le restrizioni commerciali, tecnologiche, ai media cinesi e agli studenti cinesi nello stato americano imposte da Trump.
Kerry definisce "quei problemi" con la Cina una questione autonoma rispetto al discorso clima, attirando critiche dalla Cina e dai sostenitori dei diritti umani statunitensi.

Insomma, USA e Cina potranno mai trovare una strada comune da cui partire insieme e da percorrere insieme, parallelamente step dopo step?

John Podesta, afferma che: "Si può creare una corsia in cui si ottiene la cooperazione sul clima" ma si chiede anche se le questioni più controverse venissero affrontate separatamente, finirebbero per interferire ugualmente.
Xie Zhenhua nominato inviato per il clima il mese scorso, ha portato avanti una ricerca presso l’Università Tsinghua di Pechino per capire in quale modo la Cina può contribuire entro la metà del secolo, i risultati sono stati entusiasmanti, pianificando di tornare terreno neutrale nel 2060, ovvero quando si avranno zero emissioni nette. Biden, invece dal suo conto, ha guardato in grande promettendo emissioni zero nel settore energetico entro 14 anni e un’economia priva di emissioni 10 anni prima della Cina, quindi nel 2050.
Per raggiungere tali obbiettivi, sarà necessario un enorme dispenso di denaro, in quanto s dovrà passare all’eolico, al solare a combustibili più puliti, Biden al momento non è in grado di garantirlo sulla base della ristretta maggioranza al Congresso.

Gli scienziati spingono a velocizzare i tempi

Gli scienziati sperano che tutte le nazioni possano velocizzare i tempi e passare a un’economia più green, solo 3 anni fa, nel 2019, il carbone era impiegato per il 58% del consumo di energia primaria cinese. Un aiuto si ha avuto durante questo periodo di pandemia in quanto il paese ha migliorato la sua capacità di energia netta dal carbone di circa l'equivalente di 15 Hoover Dams , o 30 gigawatt - secondo il Global Energy Monitor e il Centre for Research on Energy and Clean Air. Però la Cina, costruisce anche centrali elettriche a carbone all’estero. Bisognerebbe rallentarne la costruzione e il finanziamento così da accelerare i tempi per un’energia pulita.

"Ogni nuova centrale a carbone che la Cina costruisce è fondamentalmente in fase di blocco delle emissioni di carbonio per i prossimi 50 anni", ha dichiarato Lewis di Georgetown.

L’Europa contattata da Biden, è molto restia rispetto a salvare il mondo, il Presidente, mirava a creare consenso tra i partner commerciali cinesi su premi e disincentivi basati sul mercato e sul commercio come un modo per convincere la Cina a ridurre la dipendenza dal carbone, con scarsi risultati.

"Nessuno di questi paesi vuole salvare il pianeta ed essere completamente altruista su questo", ha detto all'Associated Press Christiana Figueres, "Solo se serve anche il loro interesse."

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