Come ampiamente previsto, la Fed, nella riunione di ieri, ha annunciato il taglio di 25 punti base dei fondi federali, registrando la terza riduzione consecutiva quest'anno e portando il livello dei tassi nell'intervallo 4,25%-4,5%.
A livello di previsioni economiche, nello statement si legge che l’economia rimane resiliente, tanto da prevedere un rallentamento del ritmo di abbassamento dei tassi. La maggior parte degli analisti, per la verità, aveva recentemente scommesso su tre ulteriori riduzioni il prossimo anno, mentre dallo statement si evince che i tagli saranno due nel 2025 e due nel 2026.
Il processo di disinflazione sta procedendo più lentamente del previsto. Il tasso di inflazione annuale negli Stati Uniti è aumentato per il secondo mese consecutivo al 2,7%, mentre la spesa dei consumatori rimane solida e il mercato del lavoro continua a dimostrare resilienza, con i datori di lavoro che hanno aggiunto 227.000 posti a novembre, superando significativamente le previsioni.
Date queste dinamiche, i funzionari della Fed hanno rivisto le loro previsioni per il 2024, specie sull’inflazione, attesa più elevata, e una disoccupazione più bassa oltre ad una crescita economica più forte di quanto precedentemente previsto. Powell non ha fatto altro che confermare quanto scritto nello statement, ribadendo la necessità di mantenere un approccio cauto verso il taglio del costo del denaro.
EQUITY, PANIC SELLING?
Gli indici americani hanno ceduto di schianto in seguito alla decisione della Fed, che, se da un lato ha tagliato i tassi dello 0,25%, come previsto, dall’altro ha ipotizzato meno tagli l'anno prossimo.
L'S&P 500 è sceso del 3,1% e il Nasdaq 100 è affondato del 3,75%, mentre il Dow è passato da un guadagno di 200 punti a una perdita di 1100 punti, confermando il nuovo record storico di 10 sedute consecutive di chiusure al ribasso, mai successo dopo il 1974.
Il riepilogo delle proiezioni economiche ha mostrato che i membri del FOMC prevedono due tagli per il 2025 e altri due nel 2026, rispetto a un punto percentuale che avevano previsto a settembre. Le perdite sono state distribuite tra tutti i principali settori della borsa, esclusi semiconduttori e assistenza sanitaria. Nvidia e United Healthcare hanno recuperato terreno per arginare i cali che hanno segnato il ritmo della lunga serie di perdite del Dow.
VALUTE, ESPLODE IL DOLLARO
Interessantissimi movimenti nei cambi con l’EUR/USD tornato al test di 1,0330 e possibilità, nel prossimo futuro, di rompere i supporti e attaccare la parità. Il Cable dai massimi di 1,2730 ha perso quasi 200 pips fino a toccare l'area di 1,2560.
Oceaniche a picco con AUD/USD che ha perso quasi il 2% e NZD/USD altrettanto, specie dopo i pessimi dati sul PIL pubblicati ieri sera. Gli obiettivi, a questo punto, sono individuabili in area 0,6170 e 0,5580 rispettivamente. USD/CAD sopra 1,4450, ormai avviato a 1,4650. USD/JPY a ridosso di 155,75 con la BoJ in silenzio.
Da segnalare che stanotte la BoJ ha lasciato i tassi invariati allo 0,25%, mentre a metà giornata sarà la BoE a decidere sui tassi. Insomma, un fine anno col botto per il biglietto verde che rivaluta su tutto e tutti, e forse questo andamento è la risposta ai futuri dazi di Trump, perché una svalutazione delle monete diverse dal dollaro aiuterebbe ad attutire l’impatto dei dazi doganali. Come risponderà il Tycoon?
USA, SALE IL DEFICIT
Gli Stati Uniti hanno registrato un deficit delle partite correnti record di 310,9 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2024, in aumento rispetto ai 275,0 miliardi di dollari rivisti del periodo precedente e superando le aspettative di mercato che erano per un incremento di “soli” 284 miliardi di dollari.
Il deficit di beni è aumentato da 297,2 miliardi di dollari a 307,2 miliardi di dollari, guidato da maggiori importazioni di beni strumentali, tra cui accessori per computer, semiconduttori e apparecchiature elettriche, insieme a un aumento di beni di consumo come i prodotti farmaceutici.
Nel frattempo, il surplus dei servizi è aumentato da 71,9 miliardi di dollari a 73,7 miliardi di dollari, sostenuto da maggiori esportazioni di servizi governativi e servizi informatici.
UK, L’INFLAZIONE SALE
Il tasso di inflazione annuale nel Regno Unito è salito per il secondo mese al 2,6% a novembre 2024 dal 2,3% di ottobre, in linea con le previsioni. È il tasso di inflazione più alto degli ultimi otto mesi, con prezzi in aumento a un ritmo più rapido per attività ricreative e cultura, come eventi musicali dal vivo, teatri, alloggi e utenze, oltre ad aumento dei prezzi nel settore alimentare e bevande.
Inoltre, i prezzi dei trasporti sono scesi molto meno poiché gli effetti del rialzo dei carburanti e delle auto di seconda mano sono stati parzialmente compensati da un effetto al ribasso delle tariffe aeree. Nel frattempo, l'inflazione dei servizi è rimasta stabile al 5%.
Rispetto al mese precedente, l'indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,1%, meno dello 0,6% di ottobre e in linea con le previsioni. L'indice dei prezzi al consumo (CPI) core è aumentato del 3,5% su base annua dal 3,3% di ottobre, ma al di sotto delle previsioni del 3,6%. Infine, va segnalato che su base mensile, i prezzi core sono rimasti in stallo.
BRASILE, IL CROLLO DEL REAL
Il real brasiliano si è deprezzato a un minimo storico di 6,16 per dollaro a dicembre, riflettendo le crescenti preoccupazioni sulla credibilità fiscale del governo e il peggioramento dei fondamentali economici.
Il Congresso ha recentemente approvato misure fiscali che hanno imposto restrizioni alla crescita degli incentivi fiscali, ritardando al contempo riforme critiche, come gli adeguamenti delle pensioni militari. Ciò ha amplificato i dubbi sulla capacità dell'amministrazione di affrontare il crescente deficit fiscale del Brasile, che ora si attesta al 9,5% del PIL, rispetto al 4,6% quando il presidente Luiz Inácio Lula da Silva è entrato in carica nel gennaio 2023.
Inoltre, di fronte alla scarsa domanda di debito pubblico, il Tesoro ha annullato le aste di titoli e segnalato un riacquisto di asset per limitare l’offerta ed evitare di pagare alti tassi di interesse. Tuttavia, il sentiment degli investitori rimane fragile a causa della mancanza di misure fiscali decisive. Il Real si è deprezzato di oltre il 20% quest'anno, sottolineando il crescente rischio sovrano e l'instabilità fiscale.
Buona giornata.
Saverio Berlinzani
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