La FED rivela, senza grandi sorprese, le sue mosse di tightening monetario. 3 o 4 rialzi da +0,25% nel 2022. Probabile riduzione degli asset FED. Petrolio ancora su’, difficile che l’inflazione possa scendere a breve. Mercati asiatici ed emergenti alle corde, depressi dal super Dollaro Usa.
Ieri, 26 gennaio, le Borse europee hanno atteso con ottimismo le decisioni del Comitato di politica monetaria (FOMC) della Federal Reserve (Banca Centrale Americana). Un evento particolarmente cruciale per le prospettive dei mercati finanziari, poiche’ coincide con la svolta restrittiva della piu’ importante Banca Centrale del mondo, dopo anni di stimoli monetari straordinari e “tassi 0”.
Prima dell’annuncio ufficiale, arrivato alle 8.00pm CET (ora centro-europea), guardavamo compiaciuti ai forti progressi dei maggiori indici europei tra cui FtseMib italiano, +2,3%, Cac40 francese +2,1%, Dax tedesco +2,2% e Ftse100 britannico, +1,3%.
Come nelle aspettative, la Federal Reserve ha lasciato invariati i tassi per il prossimo mese, indicando tuttavia che a breve, presumibilmente a marzo, “sarà appropriato un rialzo" e che successivamente, forse nella seconda meta’ dell’anno, sarà "prevedibile" una riduzione del mostruoso attivo di bilancio, vicino ai 9 triliardi di Dollari.
Il mercato si attendeva esattamente questo, cioe’ l’annuncio di un’imminente partenza del ciclo di rialzi del costo del denaro, come mossa indifferibile di contrasto all’inflazione galoppante.
La reazione iniziale di Wall Street e’ stata positiva, ma dopo una serie di saliscendi mozzafiato, il Nasdaq ha chiuso sulla parità, +0,02%, dopo essere arrivato a sfiorare il +3%, il Dow Jones in calo del -0,38%, lo S&P500 del -0,15%.
Ora il mercato dei Treasury Usa si aspetta 2 rialzi da +0,25% nella prima metà del 2022 e almeno un altro, sempre da +0,25% nella seconda. Insomma, in funzione della velocita’ di rallentamento dell’inflazione, la Federal Reserve agira’ in maniera piu’ o meno rapida ed incisiva, ma lo fara’ flessibilmente e sostanzialmente, diventando, se necessario, venditrice netta di bond sul mercato.
Sul tema della riduzione dell’attivo di bilancio i mercati sono molto sensibili, legando alla nuova attitudine restrittiva della Fed non solo la prospettiva di risalita dei rendimenti, ma anche i multipli valutativi del comparto azionario, che da inizio anno soffre di perdite medie del -8% (S&P500).
Chi si e’ avvantaggiato dell’annuncio della Fed e’ il Dollaro Usa, salito ai massimi da un mese sino a 1,116, +0,7%, contro Euro, mentre il rendimento del Treasury decennale, che ieri puntava alla soglia del +1,90%, si e’ poi ridimensionato sino a +1,83% dove lo troviamo stamani (ore 12.45 CET).
La curva dei tassi e’ tornata ad appiattirsi, con lo spread tra il 2 ed il 10 anni-dieci sceso a 67 punti base, al minimo da fine 2020.
Dando uno sguardo alla reporting season americana in pieno svolgimento, segnaliamo l’ottimismo di Microsoft sul futuro del business del cloud-computing, ma anche la cautela di Tesla sui volumi produttivi 2022, a causa di persistenti difficolta’ di approvvigionamento di componenti.
Il fronte macroeconomico europeo si arricchisce di segnali di rallentamento, come testimonia il calo della fiducia dei consumatori in Francia, sceso a 99 punti a gennaio, principalmente per la paura dell’inflazione.
La bilancia commerciale italiana nel 2021, secondo i dato forniti da Istat (Istituto nazionale di statistica) segnala un forte rimbalzo dell’interscambio, con l'export verso i paesi extra-Ue cresciuto del +16,3% in valore, superando il livello 2019, ma anche un boom, +27,7% delle importazioni, gonfiate dall’esplosione dei prezzi dei prodotti energetici (petrolio & co.)
Il quadro macro, messo in ombra delle attese delle decisioni della Fed, si arricchisce negli Stati Uniti dei dati di bilancia commerciale, scorte all'ingrosso, vendite di nuove case e variazioni di scorte petrolifere: tutti “marker” da seguire con attenzione.
Relativamente tranquillo il comparto obbligazionario. Lo spread di rendimenti tra Btp decennali e omologhi Bund tedeschi segna140 bps, in leggero ampiamento rispetto alle settimane passate, determinato dal ritorno a -0,07% del decennale tedesco e dalla contemporanea salita a +1,33% del Governativo italiano.
Tra le materie prime, le tensioni in Ucraina e le difficolta’ tecniche di alcuni grossi esportatori spingono ancora al rialzo le quotazioni del petrolio: stamane, 27 gennaio, il WTI (West Texas Intermediate) supera 88,2 Dollari/barile, record da inizio 2014. (ore 13.00 CET).
Mattinata di chiusure depresse per le Borse asiatiche: Nikkei -3,1%, Hang Seng di Hong-Kong -2,0%, SSEC di Shanghai -1,8% e Kospi coreano a -3,5%!! Senza direzione anche i listini Europei, con variazioni frazionali intorno allo zero, e per i future di Wall Street, immobili sui livelli di chiusura di ieri. (ore 13.00 CET).
Le criptovalute vivono un’altra giornata nera, con cali medi del -3%, e con Bitcoin che scende a 36.000 Dollari ed Ethereum a 2.450, praticamente dimezzate rispetto ai massimi di novembre.
E’ durata poco anche la ripresa dei prezzi dell’oro, che segna 1.810 Dollari/oncia (ore 13.00 CET). I metalli preziosi non sembrano in grado di sfruttare il contesto perturbato che in passato li aveva favoriti.
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