La crisi Evergrande getta un’ombra negativa sulla prospettiva cinese. Il FOMC del 21-22 settembre decidera’ le prime “restrizioni” monetarie. Aumento dei prezzi e scarsita’ di offerta: l’inflazione europea adesso fa paura. Borse europee e futures americani pesantemente al ribasso.
Venerdi’ scorso, 17 settembre, era la giornata delle "tre streghe", cioe’ la coincidenza delle scadenze trimestrali di future sugli indici e delle opzioni su indici e singole azioni: una maggior volatilita’ dei mercati era naturale. Il FtseMib italiano ha perso il -1,0%, il Ftse 100 britannico -0,9%, il Dax tedesco -1,0% ed il Cac40 francese -0,45%.
A preoccupare gli investitori sono diversi fattori, tra cui l’inflazione, arrivata anche in Europa, l’attesa di mosse restrittive delle Banche Centrali, la crisi immobiliare di Evergreen in Cina, la difficile reperibiita’ ed i prezzi impazziti di alcune materie prime
I listini europei sono peggiorati dopo aver registrato la sgradita impennata dell’inflazione europea in Agosto. Secondo Eurostat (Ufficio Statistico dell’UE), i prezzi al consumo sono saliti al +3,0% annuale, dal +2,2% di luglio, complice l’aumento di prezzi del petrolio e derivati, ma anche di altre materie prime industriali.
Secondo un report del Financial Times, la Banca centrale europea potrebbe alzare i tassi di interesse gia’ nel 2023, un anno prima delle piu’ recenti previsioni, per favorire un rientro dell’inflazione sull’obbiettivo del 2,0%. La Bce ha definito l’articolo "non accurato", e l’aspettative sull’aumento dei tassi “non in linea” con la guidance ufficiale.
Certamente, i dati recenti sui prezzi non lasciano tranquilli. In Germania, ad agosto, i prezzi alla produzione hanno segnato +1,5% mese su mese e +12,0% anno su anno, per lo piu’ imputabile all’impennata dei prodotti energetici, saliti del +3,3% e del 24,0% rispettivamente.
Seduta negativa anche per Wall Street, dove il Dow Jones ha registrato -0,5%, lo S&P500 ed il Nasdaq -0,9%. Certamente, l'aumento inatteso delle vendite al dettaglio negli Usa, oltre che testimoniare la forza della ripresa, finisce per alimentare aspettative di un avvio ravvicinato del tapering (riduzione degli acquisti di bond sul mercato) ed un generale movimento di vendita di attivi “rischiosi”.
La cruciale riunione del Fomc (Federal Open Market Committee) della Banca Centrale Usa, domani e dopodomani 21 e 22 settembre, chiarira’ molti dubbi sull’evoluzione della politica monetaria, attualmente super spansiva.
Peraltro, quella appena iniziata e’ una settimana ricca di meeting delle banche centrali: oltre alla Federal Reserve, avremo Banca del Giappone, Banca d’Inghilterra, la svedese Riksbank, la norvegese Norges Bank e la svizzera SNB.
Un altro fronte caldissimo e’ quello cinese: secondo un articolo del Global Times cinese, Evergrande, colossale gruppo immobiliare in gravissima crisi finanziaria per il debito mostruoso di 305 miliardi di Dollari non potra’ contare sul salvataggio del Governo ma dovra’ trovare “mezzi di mercato” per evitare la bancarotta.
Il Governo centrale sembrerebbe aver richiesto alle principali banche creditrici di Evergrande di differire l’incasso degli interessi e/o di confermare i prestiti in essere, prendendo le distanza da un salvataggio diretto con denaro pubblico.
Non solo, secondo rumors riportati da Reuters, il Governo cinese avrebbe chiesto ai grandi sviluppatori immobiliari della capitale di avere dimostrabile riguardo alle esigenze abitative della popolazione e non solo al profitto, come avvenuto negli ultimi 20 anni.
Stamattina, 20 settembre, China Evergrande e’ arrivata a perdere -17%, contagiando negativamente titoli del settore e non. L’Indice Hang Seng ha perso -3,3%, dopo essersi spinto fino a -7%.
Oggi sono chiuse per festività le borse cinesi, sud coreane e giapponesi, per cui si teme per le riaperture di mani. L’indice australiano ASX 200 ha perso -2,2%, con crolli dei titoli minerari e delle materie prime: ad esempio, a Singapore, la pepita ferrosa (iron ore) è arrivata a perdere -12%, toccando un impensabile -60% dai massimi di maggio.
Tranquillo il comparto bond. Lo spread tra Btp e Bund sale a 103 punti con il rendimento del decennale italiano allo 0,72%.
Il petrolio, dopo l’intera settimana scorsa al rialzo, torna a scendere, nel timore di un rallentamento della crescita cinese, in parallelo alla ripresa della produzione petrolifera negli Usa ed alle indiscrezioni secondo le quali la Russia intenderebbe aumentare le sue esportazioni di petrolio: il WTI (West Texas Intermediate) ottobre è sotto i 70,4 Dollari/barile, -2,3% (ore 14.00 CET).
Sul mercato valutario, il Dollaro si apprezza per il 3‘ giorno consecutivo, sino a 1,171 contro Euro mentre l’oro, del contesto disturbato sembra approfittare solo marginalmente, segnando +0,35 a 1.760 Dollari/oncia. (ore 14.00 CET).
Dopo una mattinata partita male ed in graduale peggioramento, i maggiori indici azionari europei perdono in media -2,5% (ore 13.30 CET), similmente ai future sui principali indici americani.
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