Il mese scorso avevamo previsto che il prezzo avrebbe continuato la sua discesa. Lo avevamo fatto anche il mese precedente e in entrambi i casi abbiamo avuto ragione: in seguito all’eccessiva pressione rialzista, ora il prezzo del greggio è tornato a scendere. Nel corso di agosto abbiamo visto un interessante rimbalzo intorno a quota 62$, dopodiché il prezzo del barile WTI ha chiuso il mese a quota 67$.
Cosa succederà ora? Questa è la domanda a cui ci interessa rispondere. Settembre è sempre un mese molto interessante sui mercati e abbiamo la sensazione che anche quest’anno ci saranno tanti eventi e tante notizie da seguire.
Ancora difficoltà per la domanda da parte dei paesi emergenti
Ora che in Italia la maggior parte della popolazione è stata completamente vaccinata contro il Covid-19, sembra facile pensare che la pandemia sia finita. Ma molte nazioni emergenti, tra cui Thailandia e Vietnam, continuano a soffrire una situazione molto pesante e restrizioni che limitano la domanda. Lo stesso sta succedendo in molti paesi del Sud America e dell’Africa, dove la campagna di vaccinazioni procede molto più lentamente di quanto è successo in Occidente.
La variante Delta ha inflitto un colpo ancora più duro a queste zone del mondo, che già si trovavano in una situazione difficile prima. L’elevata velocità del contagio e l’andamento troppo lento delle vaccinazioni stanno rendendo più lunga l’attesa per un recupero completo della domanda di petrolio. Ecco la percentuale di vaccinati (vaccinazione completa) in alcuni dei mercati emergenti più importanti per il mondo del petrolio (Da Our World in Data, dati del 26 agosto):
Ci si aspettava indubbiamente che le cose andassero meglio, soprattutto in Asia. Ad agosto c’è stata una nuova impennata nei casi a livello mondiale e sta crescendo la preoccupazione anche negli Stati Uniti, dove soprattutto il Texas, la Georgia e l’Illinois stanno avendo un numero elevato di contagi e di decessi. Tutto questo frena la domanda di petrolio, soprattutto quella legata ai trasporti e specialmente ai trasporti per via aerea.
In Messico l’estrazione di petrolio ritrova slancio
Uno degli avvenimenti più importanti di agosto per il mercato del petrolio è stato l’incendio su una piattaforma petrolifera messicana. Gli Stati Uniti rimangono importatori netti di petrolio dal Messico e la produzione delle piattaforme nel Golfo del Messico è sempre importante per l’andamento dei prezzi del WTI. La piattaforma è rimasta fuori uso per alcuni giorni, portando a una riduzione del volume di estrazione pari a 400.000 barili al giorno.
Il 24 agosto Petroleos Mexicanos ha dichiarato di aver ricominciato a produrre 71.000 barili di petrolio dopo aver contenuto l’incendio e verificato lo stato della struttura. Ci si attende che entro la fine di agosto venga ripresa l’estrazione di altri 110.000 barili al giorno, arrivando quindi per lo meno a dimezzare il calo dell’offerta.
Presto, però, la produzione potrebbe di nuovo essere interrotta per cause di forza maggiore. Non soltanto su questa piattaforma, ma in un gran numero di piattaforme off-shore nel Golfo del Messico. Attualmente una grossa perturbazione sta colpendo il Mar dei Caraibi: si teme che possa diventare un forte uragano quando arriverà a colpire gli Stati Uniti e il Messico. Già in passato uragani di questo genere hanno causato enormi danni e conseguenti cali alla produzione di petrolio.
Chevron e Royal Dutch Shell hanno già iniziato a evacuare tutto il personale non essenziale dalle piattaforme, consentendo la prosecuzione delle operazioni per il momento ma suonando un campanello d’allarme generale.
Vertice OPEC previsto per il 10 settembre
Il 10 settembre è previsto un nuovo incontro delle nazioni esportatrici di petrolio. Stanno già circolando alcune indicazioni interessanti: l’OPEC e i suoi alleati, tra cui la Russia, non sembrano intenzionati a rispondere alla domanda degli Stati Uniti che chiedono più offerta nel mercato. Probabilmente da parte degli USA c’è la volontà di tenere sotto controllo l’inflazione, già in forte rialzo per via delle politiche della Federal Reserve e ulteriormente spinta dal rincaro dei carburanti.
Sembra, dunque, che l’OPEC non voglia cedere sul suo taglio della produzione. D’altronde è comprensibile: in un mondo che cerca di svoltare verso nuove fonti di energia rinnovabile, bisogna incassare il più possibile finché si è in tempo. Per ora sembra che fino a settembre 2022 non ci sarà un vero aumento dei tetti di estrazione.
Le nostre Previsioni per il Petrolio per settembre 2021
La nostra previsione per settembre è che il prezzo del petrolio continuerà a scendere, ma è molto difficile dirlo visti gli avvenimenti in sospeso. In particolare sarà importante monitorare l’andamento dell’estrazione nel Golfo del Messico, dove l’arrivo della stagione degli uragani può portare a grandi eventi inaspettati. L’arrivo di questa prima importante perturbazione sarà già un test per osservare come reagiranno i mercati, ma abbiamo la sensazione che i prezzi attuali stiano già ampiamente scontando -forse addirittura troppo- l’impatto di questo evento.
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